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broking news
Rassegna Stampa di Steffano Assicuratori

NOVEMBRE 2020 · n.08

RESILIENZA SI’, MA SENZA PERDERE IL CONTATTO!

Si parla molto di resilienza da un po’ di tempo e nel 2020 sembra quasi sia diventata la parola d’ordine. Devo ammettere che in questo anno veramente difficile tutti noi abbiamo dovuto dare il meglio delle nostre capacità a livello di resilienza che, da un punto di vista figurato, è la capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi. Ma c’è voluta anche molta resilienza per come è intesa in psicologia, ovvero la capacità di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà.
Io personalmente, tutti i miei collaboratori, la nostra organizzazione, nel complesso, non si è mai fermata, è sempre stata “sul pezzo”, ha cercato di offrire di persona al cliente il consueto servizio, in tutta sicurezza, al meglio delle possibilità. Ormai alla fine di questo anno travagliato, ancora in mezzo a notevoli difficoltà e incertezze, colgo l’occasione per ringraziare tutto il gruppo dell’impegno e della passione dimostrata. Ma vengo alla “notizia”. Nell'ambito del Milano Festival delle Assicurazioni organizzato da Class Editori, tenutosi a metà novembre, è stato reso noto un sondaggio su un campione di circa 200 soggetti (tra agenti assicurativi e broker). Assinews ha indagato sugli effetti del lockdown sull’attività di agenti e broker, scoprendo che oltre l'80% degli sportelli di intermediazione è rimasto aperto e, di questa percentuale, quasi il 60% ha lavorato in forma totale o parziale in smart working.
E sul lato clienti? Qui sta la sorpresa: il 94,1% ha mostrato di apprezzare la formula smart working, e solo il 5,9% ha lamentato l'assenza fisica di un interlocutore. E’ vero, la vita lavorativa sta cambiando, la pandemia ha accelerato processi inevitabili, le tecnologie ci daranno sempre più una grossa mano nella direzione dell’efficienza e della velocità. Non a caso, già da anni, Steffano Assicuratori ha messo a disposizione dei propri clienti Home Broker, un portale per monitorare on-line tutto quello che concerne la propria posizione assicurativa e se occorre interagire con noi.
Mi piace pensare però che la “virtualità” non andrà a scapito della relazione e che tutto si ridurrà a un rapporto a distanza, efficiente ma asettico. Ho sempre fatto un invito preciso ai miei interlocutori: incontriamoci! Sono convinto che solo così si riesce a scoprirete in cosa ci si differenzia gli uni dagli altri e, soprattutto, se siamo il partner giusto per mettere al sicuro gli interessi dei nostri clienti. E di solito concludo l’invito dicendo: “Correte un solo rischio: pentirvi di non averci conosciuto prima!”

Marco Steffano

Amministratore Unico

POLIZZE SALUTE, IN CRESCITA LA RICHIESTA DI QUESTE SOLUZIONI

La spesa sanitaria che gli italiani sostengono privatamente è stata pari a 40 miliardi nel 2019.
Ben 36 miliardi (circa il 90%), sono stati pagati di tasca propria dai cittadini, e solo l'8% di essa è stato coperto da assicurazioni (circa il 2,5% da fondi e casse sanitarie
Tra l’altro, in un confronto europeo diffuso da Ania, l'Italia risulta il Paese con la più alta incidenza da parte delle famiglie di utilizzo dei propri risparmi per far fronte a cure e spese mediche (1'89% rispetto a una media dei principali membri Ue del 56%).
Nel contesto della pandemia gli operatori segnalano che sta aumentando anche il ricorso alla polizza. I premi del ramo malattia sottoscritti nel 2019 sono arrivati a poco più di 3,2 miliardi di euro. Nei primi sei mesi del 2020, nonostante il lockdown, i premi raccolti sono stati pari a 1,5 miliardi (-2,4% rispetto all'analogo periodo del 2019).
Molte le iniziative a favore dei clienti sui contratti in essere, tipo: estensioni gratuite delle coperture in caso di pandemia; equiparazione del periodo di quarantena al ricovero ospedaliero; prolungamento temporale delle coperture per il rimborso di spese mediche; riconoscimento di indennizzi più elevati rispetto a quanto previsto nelle condizioni contrattuali.

GARANZIA “BUSINESS INTERRUPTION”: PER UN INCENDIO SI’, PER LA PANDEMIA NO

La pandemia non configura uno dei "danni diretti" (incendio, guasti macchina, furto) previsti dalle polizze dedicate alle Pmi. In assenza di un danno materiale e diretto ad un bene assicurato viene meno il presupposto della loro attivazione per la “business interruption”.
Chi ha dovuto chiudere per qualche mese l'attività o ha visto ridursi in maniera pesante il fatturato causa pandemia si è trovato quindi senza indennizzo.
In Francia, dove queste polizze sono molto diffuse, si pensa ad una sorta di pool “risarcimento con contributo statale”; in Germania pare che qualche assicuratore abbia accettato di pagare per le coperture in essere almeno la metà dei danni; anche in Svizzera alcuni assicuratori hanno ristorato. In Italia non c'è stato molto dibattito perchè queste polizze sono poco diffuse. Tuttavia questi mesi per andare incontro alle esigenze di “business continuity” delle Pmi le compagnie hanno offerto un ventaglio di proposte: estensioni gratuite del periodo di copertura anche nel caso di quarantena domiciliare; periodi di gratuità delle coperture al rinnovo delle polizze stesse; agevolazioni tariffarie su polizze poliennali; consulenza medica generale gratuita.

I DIVIDENDI GENERALI (SECONDA TRANCHE) SLITTANO PIU’ AVANTI

Per evitare che le Compagnie europee potessero incidere sul loro stato patrimoniale, a giugno il Comitato Europeo per il Rischio Sistemico (Esrb) le aveva esortate a essere prudenti nelle politiche di distribuzione dei dividendi.
L'Ivass aveva subito girato l’invito alle Compagnie italiane. Generali ha seguito l'invito alla prudenza e per il 2020 aveva approvato un dividendo per azione pari a 0,96 euro, suddiviso in due tranche: la prima (0,50 euro) è già stata pagata, mentre la seconda (0,46 euro), era soggetta a verifica consiliare l’11 novembre.
Il cda di Generali ha deliberato di attenersi nuovamente alle richieste dell'Autorità di Vigilanza e di non procedere all'erogazione della seconda tranche del dividendo 2019 entro fine anno. Questo nonostante tutti gli indicatori siano ampiamente positivi: il Solvency II ratio del gruppo al 30 settembre 2020 è pari a 203% e quindi pienamente all'interno dell'intervallo operativo del 180%-240%; idem il Solvency II ratio post stress test è ben al di sopra del limite minimo del 150%.

ANCHE UNIPOL LASCIA I DIVIDENDI (E FORSE RADDOPPIA IL VOUCHER RC AUTO)

Il ceo Carlo Cimbri, parlando agli analisti, ha confermato che anche Unipol, come le altre Compagnie italiane, si adegua al congelamento del dividendo nel 2020 attenendosi alle indicazioni delle autorità europee e alle raccomandazioni di Ivass. «Quello che facciamo è lavorare per accumulare utili e solidità patrimoniale per essere pronti a distribuire dividendi non appena i regolatori riterranno che ci siano le condizioni di sicurezza per poterlo fare», ha detto Cimbri.
Unipol archivia i primi nove mesi dell'anno con 759 milioni di utili, in crescita del 31,5% sul risultato normalizzato del 2019, e in una posizione più solida, grazie a un Solvency ratio salito nell'ultimo trimestre dal 188% al 193%. Visto il crollo dei sinistri a causa del fermo-macchina, Unipol ha restituito ai clienti un mese di Rc auto in forma di voucher da spendere in sede di rinnovo della polizza. Ci sarà un bis con il secondo lockdown? «È presto per dirlo», ha detto Cimbri, che ha però sottolineato come l'effetto del rimborso sia stato quello di «fidelizzare ulteriormente la base clienti».

L'ITALIA FATICA A DIFENDERE IL PROPRIO TESSUTO ECONOMICO

«La posta in gioco è molto alta: è come se i più forti Paesi europei (leggi Francia e Germania) stessero offrendo il loro assenso al più grande piano di aiuti a favore dell'Italia (leggi Recovery Fund) ma questa debba in cambio impegnarsi a non ostacolare eventuali mosse che favoriscano il passaggio di mano di imprese strategiche nazionali». L’osservazione di Giovanni Pons in un recente articolo sul quotidiano La Repubblica è molto precisa e per certi versi inquietante. Che l’Italia sia stata terra di conquista è evidente: «Non è un mistero che l'Italia fa molta più fatica a difendere il proprio tessuto economico e le proprie imprese di quanto accada per Germania e Francia».
Da cosa ricava questa valutazione l’autore dell’articolo? Da un lato dalle mire di Vivendi nel settore strategico delle telecomunicazione ed informazione con Telecom e Mediaset: un recente emendamento del Governo italiano che congela la situazione per altri sei mesi (a seguito di una sentenza della Corte EU sul tema del contenzioso tra Mediaset e Bolloré) ha sollevato l’irritazione di Macron, segno di quanto sia sentita la vicenda. E poi c’è il rilievo del Copasir, organismo di controllo dei servizi di sicurezza nazionali, che mette in guardia da un lato da un'eventuale acquisizione di Generali da parte di Axa, e dall’altro dall'operato di Unicredit, guidata dal banchiere francese Jean Pierre Mustier. Il quale tra vendita di asset, scorpori di attività estere e ritrosie nei confronti di Banco Bpm, sembra spianare la strada a un'altra banca francese, il Crédit Agricole, già presente in Italia dopo l’acquisto di Cariparma. Vicende di cui il Governo non sembra avere ancora piena consapevolezza.

RACCOLTA IN CALO DEL 9,2% NEL PRIMO SEMESTRE 2020

La pandemia impatta sul mercato delle polizze. Nei primi sei mesi del 2020, stando all'ultimo bollettino statistico dell'Ivass, la raccolta complessiva si è attestata a 68 miliardi di euro, in calo del 9,2% rispetto allo stesso periodo del 2019.
Cala soprattutto il ramo vita, che perde l'11,3% e totalizza una raccolta di 49,1 miliardi di euro. In controtendenza solo le soluzioni di ramo VI, (fondi pensione), che mettono a segno un sorprendente balzo del 54,2% (+848 milioni di euro). Nel primo semestre del 2020 la nuova produzione vita diminuisce complessivamente di 5,1 miliardi di euro, registrando una perdita percentuale del 13% su base annua.
Più contenuta la contrazione nel ramo danni. La raccolta si attesta a 18,9 miliardi di euro, in calo del 3,1% rispetto ai primi sei mesi del 2019. L'Rc auto perde444 milioni di euro (- 6,3%), solo in parte compensata dalla crescita registrata da Rc generale (+3,3%), altri danni ai beni (+1,4%), incendi ed eventi naturali (+3,9%) e tutela legale (+7%).

WIMBLEDON: RISARCITI 174 MILIONI PER L’ANNULLAMENTO DEL TORNEO

Il tennis club di Wimbledon – riferisce SportMail – riceverà 174 milioni di sterline dagli assicuratori per l’annullamento del torneo di quest’anno. Quando il torneo è stato annullato il 1 aprile al culmine della crisi Covid, era emerso che i costi per il mancato torneo di Wimbledon sarebbero stati ammortizzati da un’assicurazione che aveva una specifica clausola pandemica. La stime originali prospettavano un pagamento di poco più di 100 milioni di sterline ma, dopo mesi di trattative, si è rivelato che il risarcimento sarebbe stato di molto superiore a fronte di una polizza costata circa 1,5 milioni di sterline all’anno.
I precedenti bilanci di Wimbledon mostrano che i ricavi dai Campionati 2019 ammontarono a 292 milioni di sterline, più della metà dei quali provenienti dalla vendita dei diritti televisivi. L’annullamento del torneo di quest’anno, comunque, ha permesso di risparmiare molte spese, dai premi ai vincitori, all’assunzione temporanea di migliaia di persone per gestire l’evento. Fatti i conti, insomma, per il tennis club più famoso al mondo non è andata poi male.

ALLUVIONI E TERREMOTI CI SONO COSTATI 310 MILIARDI

Negli ultimi decenni le catastrofi naturali in Italia sono costate quasi 310 miliardi di euro. Le alluvioni sono l’evento più frequente (35%), ma quello che impatta di più sul piano economico sono i terremoti (il 50% dei 310 miliardi). Nonostante quasi l’80% delle abitazioni sia esposto a un rischio significativo di calamità naturali di vario tipo, solo il 4,5% viene protetto da una polizza contro questi eventi.
In riferimento al 2019 le calamità naturali avvenute sul territorio italiano hanno causato danni per oltre 5,6 miliardi (fonte Ania): 4,5 miliardi sono attribuibili ai danni diretti relativi a edifici, infrastrutture pubbliche e ad attività produttive; 1,1 miliardi ai costi per spese di prima emergenza. Si stima che circa 1,3 milioni di unità abitative italiane avessero agli inizi del 2019 una qualche forma di protezione contro il rischio sismico o alluvionale, e limitata a quest’ultimo rischio solo nel 13% dei casi (fonte Ivass).
Il nostro Paese si distingue per una gestione dei danni relativi a calamità naturali che tradizionalmente si basa sull’intervento ex-post da parte dello Stato. Questo ha accresciuto la convinzione che esista un garante di “ultima istanza” disposto a farsi carico della ricostruzione, mettendo in secondo piano le coperture assicurative per gli eventi catastrofali.